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Passaggio della memoria del campo di Bolzano

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Il Campo di Bolzano, situato nel quartiere Gries di Bolzano, Italia, fu istituito nella tarda primavera del 1944 come campo di transito. La sua creazione fu una risposta all'avanzata alleata dopo la liberazione di Roma, che costrinse i nazisti a trasferire il campo di Fossoli (Carpi) più a nord.

La posizione strategica di Bolzano lungo la linea ferroviaria del Brennero la rendeva un sito ideale per questo scopo. Il campo cessò di esistere il 3 maggio 1945, con la liberazione di circa 3.500 prigionieri.

Sebbene sia stato definito un “Durchgangslager” (campo di transito), Bolzano non fu solo un punto di raccolta per lo smistamento dei prigionieri verso i campi di sterminio. Fu anche un luogo di sofferenza e di morte, come testimoniato dalla sua storia e confermato dal processo a uno dei suoi aguzzini. Durante la sua breve esistenza, nelle sue baracche furono imprigionate circa 11.000 persone, tra cui membri della resistenza, ebrei, rom, omosessuali e oppositori politici. Da Bolzano, 13 convogli ferroviari trasportarono 3.405 persone ad Auschwitz, Mauthausen e altri campi, di cui solo un terzo sopravvisse. Di un trasporto comprendente 136 donne e bambini ebrei, nessuno sopravvisse.

Il Campo di Bolzano era un campo di concentramento vero e proprio, partecipe della barbarie nazista e strumentale al raggiungimento dei suoi obiettivi criminali. I prigionieri erano ridotti a semplici numeri, privati di tutti i diritti e sottoposti alle attività criminali delle guardie del campo. Tra queste guardie c'era il caporale delle SS Michael Seifert, nato il 16 marzo 1924 a Landau. Aveva piena libertà di uccidere e torturare i prigionieri.

Grazie all'impegno del Procuratore Militare di Verona Bartolomeo Costantini, Seifert fu processato e ritenuto responsabile di 11 brutali omicidi commessi all'interno del campo. Il 24 novembre 2000 fu condannato all'ergastolo dal Tribunale di Verona, sentenza confermata dalla Corte Militare d'Appello di Verona il 18 ottobre 2001 e infine convalidata dalla Corte di Cassazione l'8 ottobre 2002.

Seifert, che dopo la guerra si era trasferito in Germania e poi in Canada nel 1951, fu estradato in Italia e incarcerato a Santa Maria Capua Vetere, dove morì nel 2010 all'età di 86 anni. Il processo Seifert è stato uno dei pochi contro i criminali nazisti in cui è stata fatta piena giustizia, dal processo all'esecuzione della sentenza.

Oggi c'è poco da vedere dell'ex campo. Tuttavia, un passaggio della memoria con informazioni storiche è stato installato vicino all'ex sede del campo.

Leaflet | © OpenStreetMap contributors

Indirizzo

Via Pascoli 2/a 39100 Bolzano