Germania
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L’ultima grande offensiva nel teatro europea della seconda guerra mondiale La battaglia di Berlino fu l’ultima battaglia della seconda guerra mondiale in Europa. La guerra, che fu pianificata a Berlino, si concluse per uno strano, quanto tragico, scherzo del destino proprio nella capitale tedesca.
Il 22 giugno 1944, due settimane dopo lo sbarco alleato in Normandia, l’esercito sovietico lanciò l’Operazione Bagration, la grande offensiva dell’Armata Rossa che avrebbe provocato la completa disfatta della Wehrmacht in Polonia e in Bielorussia. L’obiettivo “non dichiarato” di Stalin era di arrivare a Berlino prima degli Alleati in modo tale da accentuare il peso politico dell’Unione Sovietica nello scacchiere internazionale. D’altro canto, il presidente americano Roosevelt era più interessato ad avere l’Unione Sovietica come alleato nella guerra contro il Giappone e come partner nella creazione di un ordine mondiale stabile postbellico, che non a prendere la stessa Berlino. Il 16 aprile 1945, mentre le forze alleate fermarono qualsiasi tipo di offensiva nel teatro europeo, le forze sovietiche iniziarono l’ultima fase dell’offensiva contro la capitale tedesca. La manovra a tenaglia dell’Armata Rossa fu contenuta dalla strenua resistenza tedesca presso le alture di Seelow, situate a circa 70 km ad est di Berlino. Tuttavia, il 25 aprile, le soverchianti forze sovietiche si riversarono nei sobborghi della città, iniziando una sanguinosa lotta casa per casa, volta a schiacciare le ultime sacche di resistenza tedesca. Il 2 maggio la guarnigione di Berlino si arrese all’Armata Rossa. L’ultimo atto della guerra costò 80.000 morti ai sovietici, mentre le perdite tedesche sono stimate in circa 50.000 caduti.